7/01/2011

17.12.2001 - La coscienza critica

Pier Paolo Pasolini
Anni fa, durante le nostre abituali diatribe musicologiche (ma non solo), un comune amico - mio e di Stefano Cavallini - soleva svolgere un ruolo di coscienza critica, rivolgendoci provocatoriamente la domanda Cui prodest ?
Era un richiamo al ruolo e ai compiti dell'intellettuale e dell'artista, ma più in generale di chiunque tra noi voglia, dietro l'apparenza delle cose e delle spiegazioni ufficiali, capire a chi giovi veramente una determinata situazione o un dato evento.
Fare ciò significa abituarsi (o ri-abituarsi) a pensare, che è cosa sempre più rara in quest'epoca omologata e globalizzata, dove la superficialità regna sovrana.
Eppure ci sono segnali in controtendenza, che fanno sperare: il movimento no-global, pur nelle sue mille contraddizioni, è uno di questi; e fa capire come ormai ci sia una volontà di riappropriazione della politica fuori delle sedi ad essa deputate.
Ma anche all'interno di un movimento ognuno di noi deve conservare la propria capacità critica e continuare a porsi domande.

In questo spazio faremo proprio questo: domandarci e domandare, chiedendoci spesso cui prodest ?
Un primo esempio, dettato inevitabilmente dalla cronaca, può essere chiederci a chi abbia giovato veramente la strage delle Twin Towers. Al di là del terrorismo e di Bin Laden, il vero obiettivo della guerra è l'istituzione di un nuovo ordine mondiale, in cui Russia e Cina svolgano il ruolo di gendarmi del continente asiatico, dove si concentrano i serbatoi di forza-lavoro sottopagata a disposizione delle multinazionali. Inoltre la connotazione anti-islamica del conflitto (ufficialmente negata) può finire per scoraggiare i movimenti migratori di questi popoli verso l'Occidente, lasciandoli in situazioni di sottosviluppo, dove i salari possono essere tenuti più bassi.
Una lettura di questo genere, sebbene schematica, può far capire i reali interessi in gioco. La guerra diventa allora la risposta militare delegata al governo USA dalle multinazionali americane rispetto al movimento no-global. Invece di controbattere alle contestazioni con gli strumenti della politica, si preferisce optare per la scorciatoia bellica.
Ecco allora che il casus belli (l'attentato al WTO) finisce per dare adito a sospetti quanto alla sua matrice, e può ricordare, a noi italiani, le "stragi di stato" degli anni 70.
"Io so chi sono i mandanti" - scriveva all'epoca Pasolini - "ma non ho le prove". E rivendicava all'intellettuale il privilegio dell'intuizione storico/politica (e poetica) non suffragata da indizi.
Di una coscienza critica come quella di Pier Paolo Pasolini oggi siamo tutti orfani...

Franco Galleschi

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