Internet, si sa, spinge a raccontarsi: i cosiddetti “siti personali” costituiscono ormai una percentuale notevole delle presenze in rete e, nella maggior parte dei casi, riflettono gusti, passioni e manie di bassissimo livello culturale, quando non vere e proprie depravazioni. L’inutilità è spesso il loro segno distintivo; ad essa si accompagna. solitamente, un autobiografismo superficiale sul piano filosofico e sciatto su quello letterario.
Non tutto, naturalmente, è così, ma le poche eccezioni non sono sufficienti a far comprendere le enormi potenzialità che i nuovi media avrebbero in questo campo, in particolare muovendosi sul filo della memoria. Parlare liberamente di sé, dei propri ricordi, dei ricordi dei propri nonni, delle attività scomparse, dei luoghi spariti è un modo di cominciare a costruire dal basso la nostra storia comune, come sommatoria di tante storie individuali.
E’ chiaro che tutto ciò deve essere fatto in una logica di condivisione e di scambio con i potenziali lettori, abbandonando ogni narcisismo velleitario e cercando invece di trovare nelle vicende narrate o illustrate un respiro universale, riconoscibile da chiunque.
L’esempio che si porta di solito è quello di
Non tutto, naturalmente, è così, ma le poche eccezioni non sono sufficienti a far comprendere le enormi potenzialità che i nuovi media avrebbero in questo campo, in particolare muovendosi sul filo della memoria. Parlare liberamente di sé, dei propri ricordi, dei ricordi dei propri nonni, delle attività scomparse, dei luoghi spariti è un modo di cominciare a costruire dal basso la nostra storia comune, come sommatoria di tante storie individuali.
E’ chiaro che tutto ciò deve essere fatto in una logica di condivisione e di scambio con i potenziali lettori, abbandonando ogni narcisismo velleitario e cercando invece di trovare nelle vicende narrate o illustrate un respiro universale, riconoscibile da chiunque.
L’esempio che si porta di solito è quello di