7/03/2011

16/01/2002 - Una nuova cultura europea per il Terzo Millennio

Escudo inquisicion.gif
Simbolo dell'Inquisizione

Di Tribunal del Santo Oficio de la Inquisición - Enciclopedia Española, Pubblico dominio, Collegamento



L' ora dell'euro è appena iniziata e già ha fatto la prima vittima: mentre in Italia Berlusconi assume l'interim degli Esteri, all'estero ci si torna a interrogare sull'affidabilità dell'Italia. L'UE si divide tra euroscettici ed euroentusiasti , ma pochi colgono la vera essenza del problema.
E il problema non è la competizione col dollaro o la tenuta dell'euro sui mercati valutari, ma bensì la totale assenza di un progetto politico e culturale comune dietro alla facciata monetaristica dell'Unione Europea.
D'altro lato, con la guerra in Afghanistan si sono colti - nella politica di Bush - segnali inquietanti di una volontà di scavalcamento dell'Europa per stabilire nuovi rapporti di alleanza con Russia e Cina, che consentirebbero agli USA e alle multinazionali statunitensi di dipendere meno da un partner troppo preoccupato (tutto è relativo, naturalmente !) degli aspetti ambientalistici e solidaristici (vedasi protocollo di Kyoto).
C'è insomma una fragilità della posizione europea sullo scenario mondiale, cui è possibile rispondere solo con una forte iniziativa sul piano culturale.

Se si ammette, dunque, che l'identità europea sia un valore difendibile, occorre anzitutto ricercarne le radici storiche e su queste costruire una consapevolezza oggi mancante. Capire ciò che è stata, nel suo passato, l'Europa può aiutarci a costruire progetti nuovi per il futuro, favorendo - soprattutto nei giovani - nuove aperture mentali e capacità critiche.
Dobbiamo partire dall'idea che, accanto a momenti bui, quali la Santa Inquisizione o l'Olocausto , l'Europa ha visto anche, nel corso della sua storia, momenti luminosi diconvivenza armonica tra le etnie, di sincretismo culturale prodigioso, di rispetto profondo tra le religioni. In certi luoghi (il califfato di Cordoba, la Sicilia di Federico II, la Livorno del '700) ciò ha prodotto addirittura una sintesi senza pari nelle arti , nelle lettere e nelle scienze, proprio in virtù dei molteplici apporti cui la società era aperta.
L'Europa ha dimostrato talora come la convivenza tra popoli diversi non sia solo un fatto di tolleranza, ma costituisca bensì la conditio sine qua non per il progredire dell'intera umanità. La convivenza non va dunque né evitata, né subìta, né tollerata : va bensì ricercata e auspicata con tutte le nostre forze, perché solo dallo scambio fra le culture può derivare il progresso.
Se comprendiamo questo, ci rendiamo immediatamente conto delle chances offerte dalla globalizzazione e dai movimenti migratori del XX e XXI sec. Mai come oggi gli europei hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con altre culture, religioni, etnie, e mai come oggi la stanno sprecando a causa dei movimenti xenofobi o delle politiche restrittive dei vari governi.
Eppure il ruolo storico dell'Europa è stato anche questo: fare da crogiuolo alle diversità e da esse produrre arte, ricchezza e saperi materiali. Quando si è incamminata su altre strade (il nazismo, il colonialismo), ha generato solo mostri, difficili da estirpare.
Il contenitore ancora vuoto dell'unità europea (peraltro parziale) può e deve essere riempito con questa rinnovata missione . Ma per far ciò occorre guardare in modo nuovo ai fenomeni migratori: non solo senza xenofobia, ma anche scevri da qualunque tolleranza ipocrita o dalla benevolenza pragmatica di chi pensa che gli extra-comunitari ci servano solo a coprire posti di lavoro, cui gli europei non sono più disponibili.
Occorre partire invece dall'idea di arricchimento: arricchirci della musica altrui, dell'arte altrui, della cucina altrui, e scambiarli con le nostre; e forse, in qualche caso, scoprirle anche diacronicamente simili.
Capire che a volte gli altri sono ciò che noi eravamo, magari in un passato da emigranti, neanche troppo lontano nel tempo , ma inesorabilmente rimosso dalla nostra memoria collettiva.
In questa prospettiva la cultura popolare può costituire un valido tessuto connettivo, in quanto naturalmente dotata di elementi unificanti, meno presenti nella cultura aulica.
Per un approccio filosofico e antropologico al problema, possono essere interessanti le trasmissioni televisive del progetto Abitare il 2000, con contributi di G.Vattimo e G.Davico Bonino, mentre per accostarsi in modo più ludico alla cultura materiale interetnica (soprattutto cucina e musica), si può cliccare su The CousCous Clan.

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