5/03/2020

30/03/2002 - Cos'è un uomo?

Cos'è un uomo, da vivo?
Consumatore passivo al servizio delle multinazionali, massa critica, per qualche movimento di opposizione, carne da cannone per guerre più o meno sante, o altro ancora a seconda degli schemi ideologici di volta in volta applicati.
E poi, dopo morto?
Medaglia al valore per conflitti terzomondisti, record sepolto in un computer con tanto di consenso al trattamento dei dati, foto ingiallita in un ovale su una tomba. Soltanto questo? - si potrà obiettare. No, naturalmente: una visione non strettamente materialistica aprirà altri orizzonti. Ma anche restando entro confini piu' circoscritti, c'è tutto un universo di affetti, di empatie, di relazioni intellettuali difficilmente dispersibile nell'immediato.
Poi, però, il tempo, come la risacca, si porta via le conchiglie dalla spiaggia e ne reca di nuove: nuovi abitanti per questa terra, ignari di coloro che se ne sono andati e di chi li ha conosciuti.
Le generazioni si allungano, rendendo problematica l'intercomunicazione; i nuovi media, in cui alcuni vedono possibilità insperate, per altri costituiscono barriere insormontabili.
Perché è così difficile trasmettere l'eredità di un uomo qualsiasi? La risposta più semplice che si può dare è che a nessuno (esclusi forse i più diretti amici e parenti) la cosa interessa. Si dovrebbe invece cominciare a capire che
ogni singola esperienza umana rappresenta un patrimonio collettivo e che la sua trasmissibilità costituisce un imprescindibile arricchimento della storia di tutti. Far questo significa, a sua volta, ribaltare il concetto tradizionale di Storia con la "S maiuscola", per fondare una storia autenticamente popolare, capace di dialogare con la tradizione e con la cultura materiale. Non si tratta soltanto di dar conto (come già è stato fatto abbondantemente) della vita quotidiana ai tempi di Dante o del Re Sole, ma di scavare nelle singole biografie di persone normali e raccontarle.
Alcuni storici francesi si sono già posti su questa strada, ma una lettura interessante può essere, in tal senso, anche il Baudolino di Eco che, non a caso, da appassionato medievista, ha voluto raccontare il continuo intreccio fra storia alta storia bassa attraverso un personaggio picaresco sempre al centro dei grandi eventi.
Si veda, ad esempio, la vivacissima narrazione della fondazione di Alessandria vista praticamente con gli occhi dei singoli cittadini, come lo Scaccabarozzi. Costui era forse meno importante del Barbarossa, suo contemporaneo? E mio nonno Bartolommei lo era meno di Buñuel, cui assomigliava come una goccia d'acqua? Perché dobbiamo continuare a costruire la storia intorno ai berlusconi di turno? Interrogativi retorici, com'è ovvio, legati ai meccanismi del potere, che sempre hanno condizionato gli storici. Eppure l'altra storia, quella delle persone comuni, sta cominciando a conquistare i suoi spazi, anche se in modo caotico e talvolta discutibile.
Internet, ad esempio, porta in rete di tutto: da improbabili autoepitaffi, destinati post mortem alla manutenzione di qualche webmaster di buon cuore, a musei personali dedicati alle proprie viscerali passioni. Chi, spinto come il sottoscritto dall'amore per la cartografia antica, si collegasse con il sito mappe di città, troverebbe un professionista ammalato di cancro e frustrato dai rapporti familiari, che ha scaricato in rete tutta la propria collezione di carte antiche, comprendente buona parte del magnifico Civitates Orbis Terrarum di Braun e Hogenberg.
Il panorama è dunque assai vario e le motivazioni che spingono verso questi aneliti di immortalità non sono sempre delle più nobili: una lettura interessante in proposito (anche se forse troppo pessimistica) è l'articolo di Giacomo Papi Le rovine di Internet. La sua tesi è che Internet è ormai una discarica basata sul principio della raccolta indifferenziata e popolata di fossili viventi, siti cioè che, dopo la morte dei loro creatori, sono stati abbandonati a se stessi. Ma lo stesso Papi, che è un redattore della rivista Diario, ha poi corretto il tiro, scorgendo altre possibilità nella rete e facendosi promotore di un progetto di notevole interesse dal titolo La memoria lunga: se ne può leggere, allo stesso indirizzo, anche il forum che l'ha generato. L'idea è quella di raccogliere, esclusivamente via e-mail, racconti di racconti, cioè testimonianze di ciò che i nostri nonni (o i vecchi in generale) ci raccontavano (più che nostri ritratti attuali di essi). Papi insiste giustamente sul carattere concreto, materiale che devono avere questi racconti e afferma che siamo davanti a un progetto ambizioso: il primo tentativo di storia via e-mail, legato al filone di ricerca della tradizione orale. Naturalmente la novità non è assoluta: come ha fatto notare nel forum una redattrice del portale Supereva le iniziative sono già molte e alcune di lunga data: la Toscana vanta, fra l'altro, due istituzioni importanti come l'Archivio Diaristico di Pieve S. Stefano e la Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari.

Franco Galleschi

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